riscoprire le nostre zone dimenticate

Le periferie della mente

By: Dott. Gabriele Ramonda - Psicologo Psicoterapeuta | 1 Set 2017

Riscoprire le nostre zone dimenticate

Un modo utile per comprendere la psiche e il suo funzionamento è ricorrere alla metafora della città. La nostra mente può essere immaginata come una grande città fatta di quartieri differenti. Dove esistono zone più ricche, frequentate, pulite, gradevoli e di zone più sporche, povere, degradate e dimenticate. Potremmo semplificare suddividendo la nostra città-mente in due zone: il centro e la periferia.

Il Centro

Dentro di noi quasi sempre siamo cittadini del centro: qui ci sono le istituzioni che decidono, le strade e le piazze che più conosciamo e che ci rappresentano, i monumenti per cui le persone riconoscono la nostra città (e quindi noi stessi) distinguendoci dagli altri. Ci sono i grandi eventi della vita e della storia della città, che la caratterizzano e le danno un’identità. Proprio come per la nostra vita di persone: siamo conosciuti per alcune peculiarità, abbiamo una storia e degli eventi di svolta, cerchiamo di scegliere dove andare e quale direzione economica e politica dare alla nostra vita. Tutto questo dal centro della nostra città interiore, dove abitiamo e dove passiamo la maggior parte del tempo.

Noi conosciamo e siamo soprattutto il centro della nostra città-mente. E’ semplicemente la zona di noi che più frequentiamo e conosciamo, il nostro “quartier generale”.

La Periferia

Poi abbiamo le periferie della città (quindi della nostra personalità), luoghi piuttosto dimenticati e lasciati a se stessi. Fanno parte della città, portando il suo stesso nome, ma tendono a sviluppare una propria vita, tanto più caratteristica ed indipendente quanto più sono ignorati dal centro. Più vengono dimenticati e più tendono a creare e concentrare il disagio, la povertà, la criminalità, l’abbandono. Contano poco nelle decisioni importanti della città.

E dentro di noi? Nella nostra vita interiore le periferie accolgono ciò che il centro espelle, che non vuole o non può vedere, perché lo metterebbe a disagio, rovinerebbe la sua reputazione. E in periferia quella parte di noi stessi viene dimenticata. A volte può essere un processo necessario e sano, non possiamo essere costantemente coscienti di tutte le nostre caratteristiche psicologiche. Ma che succede quando questo processo di segregazione diventa massiccio/eccessivo? Il disagio aumenta, le rivendicazioni e le disuguaglianze tra centro e periferia crescono, gli abitanti sono sempre più scontenti. La città (noi) inizia a soffrire, centro e periferia non comunicano più e nascono proteste rivolte e scontri. Le periferie possono arrivare ad insorgere e provocare danni. Parti di noi si scontrano e provocano ansia, insonnia, rimuginazioni…sofferenza e squilibrio.

Cosa sono le periferie della nostra mente allora? Sono quelle zone di noi che meno conosciamo, dove col pensiero non andiamo quasi mai e dove preferiamo segregare le parti interne che meno accettiamo o apprezziamo: tristezze, rabbie, perversioni….sono zone oscure. Appartegono a noi, ma non ci piacciono o ci spaventano e non vorremmo mostrarle agli altri né a noi stessi.

Agiscono però su di noi. Succede che più vengono ignorate e più ci influenzano inconsciamente, sino a diventare esplosive ed incontrollabili. Agiscono nei momenti in cui le nostre emozioni sembrano non appartenerci: scoppi di rabbia, pensieri e fantasie sadiche, pianti improvvisi, comportamenti incomprensibili o a noi inaccettabili. Com’è possibile che mi sia così tanto arrabbiato? Come mai sono scoppiato a piangere? Perché questa persona mi provoca delle sensazioni così feroci? Perché non riesco a comportarmi diversamente con lei/lui? Non mi riconosco! Le periferie hanno portato violentemente le loro rivendicazioni, ma il centro non le accetta, non ha idea di che cosa stia succedendo.

Più zone della nostra mente sono sconosciute ed abbandonate a più rischiamo di soffrire di ansia, depressione, crisi esistenziali.

Allora, che fare?

E’ importante andare nelle proprie periferie, prendersi il tempo per esplorarle e comprenderle. Conoscere le parti di sé più lontane e dimenticate, ricordarle, guardarle e passeggiarci metaforicamente dentro. Può essere un lavoro sgradevole e faticoso, ma serve a riavvicinare periferia e centro e far si che la nostra città interiore sia più unita e serena. Serve tempo per esplorarle e conoscere la loro cultura. E’ un lavoro che può essere fatto da soli, magari scrivendo un diario, dipingendo, disegnando oppure con qualcuno che ci aiuti. Può infatti essere difficile vedere ed ascoltare parti di noi che per tanto tempo sono state ignorate. Soli si tende a tornare nel centro per paura, automatismo o per comodità.

Esplorare le nostre periferie non è solo un lavoro di conoscenza di se stessi, un esercizio per potersi dire: “ora mi conosco meglio”, ma è un modo per poter vivere una vita meno in balia delle emozioni incontrollate, per sentirsi più liberi, sereni e per capire che succede nei momenti di maggiore difficoltà. Se la città-mente è più unita la nostra vita risulterà più serena ed in grado di affrontare le inevitabili sfide che il futuro ci pone.

 

Letture consigliate:

Mario Trevi, Augusto Romano – Studi sull’ombra – Raffaello Cortina – 2009

Jung e l”Ombra”: esplorare i nostri lati oscuri – http://www.temenosjunghiano.com

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